Il mio desiderio più grande

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  1. Elyri@
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    Lawrence. Kansas. 2015.

    Porta d’ingresso della tipica casa americana, un prato verde e una staccionata bianca. La porta di casa decorata con una ghirlanda verde e fiocchi rossi. In una delle camere al piano di sopra Dean Winchester dorme beato nel suo letto, al caldo e sotto un’enorme piumone con un piede penzoloni appena infreddolito e la testa sotto al cuscino.

    Un rumore, un tonfo…un leggero zompettare sul pavimento e qualcosa di umido sotto al piede..dapprima piano..poi più forte. Il piede viene tirato sotto la coperta all’improvviso e in un secondo l’aria si muove e qualcosa crolla sul letto.

    D: “Ma che diavolo?” aprii lentamente gli occhi cercando di allontanare quel peso da sopra il mio torace Un..un cane? battei gli occhi e provai a mettermi seduto

    Un cane era in grembo, scodinzolava e abbaiò forte, mi tirò via la coperta mentre cercavo di tenermela addosso

    D: “Cosa ci fai qui? Chi sei?” provai ad allontanarlo da me, ma quel diavolo a 4 zampe mi saltò addosso e sentì un dolore lancinante, mi aveva appena castrato? Mi raggomitolai su me stesso cercando di calmare il dolore “Cagnaccio maledetto!” urlai sofferente mentre quel coso non faceva che ficcare quel suo muso bagnato ovunque…ma proprio ovunque e leccava..leccava! “Vattene via!” urlai ancora

    Una voce chiamò via quel cagnaccio, sembrava melodiosa e delicata…stavo vedendo le stelle per colpa di quella bestia?

    Una mano fresca mi toccò la fronte e riaprii gli occhi “Dean?” mi chiamò “Amore, stai bene?”

    Appena mesi a fuoco quell’immagine, m’immobilizzo e scattai all’indietro “Tu..tu?” dico a occhi sgranati balbettando, mi senti girare la testa e no di certo per il colpo basso ricevuto poco fa, il cuore iniziò a martellare nel petto e provai con tutto me stesso a far sì che i miei occhi non diventassero lucidi “Mamma?”

    M: “Si, io..io” sorrise divertita “Credo che Rufus ti abbia davvero male, sicuro di stare bene? Mi dispiace, ma lo sai quanto quel cucciolo sia affezionato a te” scosse la testa e mi accarezzò la guancia “Su, alzati e scendi di sotto..la colazione è pronta” sorrise e il mio cuore sembrò sgretolarsi all’interno del mio torace che perse qualche centimetro di spessore di troppo.

    Rinchiuse la porta alle sue spalle e tornai di nuovo a respirare.

    Che diavolo era? Cioè sapevo chi era, ma non poteva! Oh si? Scossi la testa e provai a scendere dal letto. Appena sfiorai con un piede il pavimento, sentì l’umido di quella bestiola bavosa, feci una smorfia disgustata e mi alzai barcollando. Mi bloccai e girai su me stesso, dove accidenti ero? Non era la mia stanza del bunker. Le mie riviste non erano sul tavolo, no un momento…il tavolo non c’era! Piuttosto erano presenti una libreria e un sacco di mazze e palle da baseball ammucchiate in un angolo…ma che roba era? Dovevo uscire di lì…dovevo fare qualcosa…

    Afferrai quello che sembrava una felpa da una sedia e un paio di scarpe. Scesi velocemente quelle scale che ben conoscevo, cavolo era la mia vecchia casa. Lungo tutta la ringhiera c’era una lunga ghirlanda verde e rossa. Rallentai prima dell’ultimo scalino, guardando quegli addobbi. L’ultima volta che avevo visto quella casa fredda e piena di luci tremolanti, nonché era posseduta da un fantasma…mia madre il fantasma!
    Una risata dolce e angelica, come forse non l’avevo mai sentita, mia madre ridacchiava

    M: “John, smettila! Mi fai cadere tutto” la sua voce fu seguita subito da una risata che sembrava provenire da mio padre, o almeno credevo che fosse lui

    Quand'era stata l’ultima volta che lo avevo sentito ridere così? Mai? Entrai lentamente nella stanza per vedere la scena.

    Nell'angolo accanto al camino un albero era decorato a tema e tante scatole sul pavimento, con fiocchi e vari colori. Il salotto comprendeva due divani intorno a un tavolino, un mobile dietro il divano faceva da divisore alla stanza. Sollevano lo sguardo vidi un tavolo imbandito e i miei genitori a farsi le fusa e ridacchiare come in un sogno. Quando quello che sembrava mio padre notò la mia presenza, mi fece un gran sorriso e, girando intorno al tavolo, venne verso di me.

    Il mio cuore si fermò, era vivo? No, lui era morto da anni…doveva essere un sogno…doveva essere un’allucinazione. Trattenni il fiato e mi preparai allo scontro. Chiusi i pugni nascondendoli lungo i fianchi per prepararmi a reagire. Quando mi fu davanti sollevò una mano e mi diede una pacca lasciandomi senza parole.

    J: “Ehi campione, hai dormito tanto…i tuoi fratelli sono già in piedi. Va a sederti, li vado a chiamare per la colazione” mi fece l’occhiolino e mi oltrepassò.

    Il cuore mi martellava nel petto e lo seguì con lo sguardo cercando di capire. Oddio oddio…che stava succedendo? Senti il pantalone tirare ed era di nuovo quella palla di peli che rompeva le scatole. Stavo per scagliargli contro uno die miei pugni quando mia madre mi si avvicinò toccandomi ancora e in quel momento mi sciolsi al suo tocco. Un’ondata di calore che aumentò quando mi sorrise. Per una frazione di secondo l’avevo percepita anche quando John Winchester mi aveva sfiorato. Una sensazione di serenità e sicurezza.

    M: “Sicuro di sentirti bene? Sei un po’ pallido” mi prese la mano e mi condusse al tavolo sedendosi con me. “Ho preparato anche alcuni dei tuoi piatti preferiti, so che i tuoi fratelli non vengono spesso a trovarci…ma lo sai che sei il mio preferito” mi fece l’occhiolino e riempì il mio bicchiere di succo d’arancia.

    Delle voci si avvicinarono ed entrarono mio padre, Sam e…Adam? Poggiai le mani sul tavolo e strinsi una forchetta nella mia mano, poteva servirmi come arma. Sam si sedette accanto a me e Adam di fronte a Sam, accanto alla mamma. Mio padre a capotavola. Parlavano e ridevano tra loro. Mio padre si trovò a scompigliare i capelli di Adam e Sam passava i pancake a mia madre.

    Mi sembrava di non capire cosa dicessero, i loro movimenti rallentati. Sembrava tutto un dolce, meraviglioso…incubo. La vita che non avevo mai avuto, cos’era successo?

    Il telefono squillò e tutti si voltarono a guardare Adam, io sussultai e quasi mi cadde la forchetta di mano. Mia madre mi guardò confusa e poi si girò verso mio padre che invece stava rimproverando Adam.

    J: “Ehi ragazzo, lo sai..a tavola no telefoni”

    A: “Dev’essere Meg” disse alzandosi mentre sfilava il telefono da tasca

    John Winchester lo guardò male, scherzosamente male…conoscevo quel tono, almeno credevo. Con me significavano legnate, eppure..non si stava comportando come l’uomo che conoscevo. Un bip attirò l’attenzione di mia madre.

    M: “Uh, è la torta di mele” sorrise a tutti noi andando verso la cucina e mio padre si alzò con lei “Ehi, dove vai tu…torna al tuo posto”

    J: “Ti do una mano” sorrise angelicamente alzando le mani come ad arrendersi

    M: “Tu non mi dai mai..una mano” ridacchiarono insieme scomparendo in cucina

    Quella situazione non faceva che confondermi, mi girai verso Sammy che stava scuotendo la testa e bevendo del caffè. Alzò un sopracciglio vedendo che lo fissavo

    S: “Stai bene?” posò la tazza sul tavolo “Sembra che tu abbia visto un fantasma”

    Gli afferrai il braccio e lo guardai

    D: “C’è qualcosa che non va, che cosa sta succedendo Sammy?” presi la forchetta e gliel’appoggiai sul braccio, nessuna reazione, non era un demone “Cosa ci faccio qui?”

    Sam si svincolò e mi guardò come se fossi pazzo

    S: “Dean, mi sa che hai un po’ esagerato ieri sera, eh? Quante birre ti se scolato stavolta?” sorrise e tornarono tutti a tavola.

    La colazione finì tra risate e chiacchierate varie. Quando potei alzarmi senza destare sospetti mi rinchiusi in camera mia e cominciai a camminare avanti e indietro.

    D: “Cass, figlio di puttana…dove diavolo sei? Cass! In che razza di mondo bizzarro mi trovo? Ehi, Cass!” chiamai più volte, ma il mio amicolo piumato non si fece vivo. Ero intrappolato in quella bellissima…no spaventosa realtà, che tanto mi attraeva.

    Scesi di sotto e provai a mandare via quella palla di pelo che mi aveva quasi castrato, quel cane non faceva che seguirmi ovunque andassi. Mi ritrovai in garage e trovai mio padre che insegnava a quello che doveva essere mio fratello, Adam, ciò che lo stesso John Winchester aveva insegnato a me a proposito delle auto. Stavano armeggiando col motore della mia baby, anche lì era un vero spettacolo. Arrivò Sammy che portò tutti dei succhi di frutta, a detta sua, nostra madre non voleva si bevesse così presto.

    Poggiai una mano sulla baby e osservai la scena, rimasi quasi in silenzio, solo qualche accenno col capo o mezzo sorriso quando si rivolgevano a me per avere una conferma di quello che stavano facendo. Il motore lì, stringere quel bullone là, pulire quell’altro. Mio padre stava insegnando al mio fratellino, come aveva fatto con me. Era come rivivere una scena di un vecchio film e in un mondo completamente diverso da quello che conoscevo…perché…si, era come una realtà parallela quella. Qualcosa che avevo desiderato così tanto. Una famiglia. La mia famiglia. Unita, felice, a casa per le vacanze. Tra una chiacchiera e l’altra avevo scoperto che Sammy era davvero diventato un avvocato, un pezzo grosso di città ed era fidanzato. Adam aveva perso sua madre per un incidente e aveva cercato il suo vero padre. John Winchester aveva avuto un’avventura una sera, completamente ubriaco che nemmeno ricordava i dettagli, ma mia madre lo aveva perdonato e lo aveva aiutato ad uscire da quella brutta abitudine. In quel periodo i due si erano separati per un po’, ma poi tutto si era sistemato. John non aveva idea di aver avuto un figlio, un terzo figlio. Era stato uno shock per tutti. L’unità della famiglia non si era rotta, anzi si era fortificata e la famiglia allargata. Adam stava finendo il liceo e io? Beh io avevo aperto un’officina con mio padre, Winchester & Sons. Si, mio padre aveva scelto il plurale perché quella era l’eredità che avrebbe lasciato a me e Sammy, e ora anche Adam. A noi e i nostri figli. The Family Business.

    Sentì la necessità di uscire per una boccata d’aria e mi ritrovai seduto sul vialetto per cercare di respirare di nuovo. Sentì un profumo e non ebbi bisogno di girarmi per capire chi fosse. Mia madre mi sedette accanto e si strinse al mio braccio.

    M: “Dean? Cosa ci fai qui?” mi chiese dolcemente

    Io non potevo non risponderle e guardarla con tanta tristezza nel cuore mista a felicità, per averla lì accanto a me. La sua voce, i suoi occhi pieni di tenerezza mentre mi guardava, il suo sorriso…no, non potevo resisterle. Era tutto ciò che potevo desiderare.

    D: “Io..io sono solo felice che siamo tutti qui” dissi con un filo di voce

    Il suo volto s’illuminò e i suoi capelli sembravano più dorati di prima sotto a quel sole.

    M: “Anche io ne sono felice, Dean” allungò una mano ad accarezzarmi una guancia

    Sapevo che non era vero, sapevo che era una menzogna. Tutto ciò era sbagliato, eppure dovevo dirglielo, avrei urlato se avessi potuto, se avessi avuto la voce…lei doveva saperlo, doveva sentirlo da me…

    D: “Ti voglio bene, mamma”

    Lei mi guardò dritto negli occhi e si sporse verso di me sussurrandomi.

    M: “Anche io ti voglio bene, mio piccolo Dean” mi posò le labbra sulla fronte, le sue morbide labbra e io dimenticai tutto, chiusi gli occhi e mi godetti il momento

    Un tonfò e una porta spalancata. Spalancai gli occhi ritrovandomi senza fiato e immobile su qualcosa di morbido. Ero nel mio letto, nel bunker e una voce mi chiamava.

    S: “Ehi, Dean…datti una mossa. Castiel ha notizie di Metatron” mi disse di colpo scomparendo dalla porta.

    Mi misi seduto guardandomi intorno sconcertato e triste. Mi passai una mano sul viso e mi accorsi che era bagnato, gli occhi umidi e sul tavolino una foto di mia madre. Avvertì una voragine nello stomaco, un buco nel petto. Mi alzai lentamente e presi la giacca dalla sedia. Mi girai per afferrare il pomello e mi bloccai. Socchiusi un secondo gli occhi e un filo di voce uscì violento dalla mia gola, era come se stessi soffocando “Buon compleanno, mamma” e chiusi la porta dietro di me.
     
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    Nessuna notte, nessuna stagione, potrà durare per sempre

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    Ho appena terminato di leggerla! E mi piace! Ammetto che tutto il tempo mi aspettavo che tutto svanisse da un momento all'altro e ci fosse di mezzo un dijin D: Ero tipo: ora si sveglia e deve ammazzare quel coso è.è
    Poi il pezzo finale mi ha lasciato con un po' di magone, specialmente quando fa gli auguri alla mamma ç_ç
     
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  3. Elyri@
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    eh, lo so ç_ç anche a me
     
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    Every real story is a never-ending story...

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    Ti ho già detto che ti odio, sì? :cry:
    Bellissima, peccato non sia riuscita a partecipare al contest ma grazie per averla condivisa con noi. Mi è piaciuta molto!
     
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  5. Dana Winchester
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    Bellissima! Fantastico come tu abbia coinvolto Adam! Ce l'ho ancora a morte con gli autori per averlo liquidato così...mi sarebbe piaciuto vederlo cacciare coi fratelli...
    Complimenti!
     
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  6. Elyri@
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    Grazie mille ragazze! Ne sono felice
    Si, lo ammetto...io adoro Adam, ho da sempre un debole con lui...avrei voluto tanto facesse parte della famiglia in un certo senso
     
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5 replies since 29/12/2015, 15:04   70 views
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